Storia del Comune

Diversi sono gli storici che hanno scritto su Polizzi e diverse le ipotesi avanzate sulle sue origini. Alcuni la identificano con l'Atene siciliana di cui parla Diodoro Siculo, altri sostengono che sia stata fondata dai bizantini, altri ancora che tragga origini dall'antica Palica. Per avvalorare quest'ultima ipotesi gli storici accennano anche ad un fonte, che ancora oggi si può ammirare ai piedi del colle su cui sorge Polizzi, detto Naftolia forse da Naftalia, cioè fonte di Thalia, madre dei Palici. Di certo c'è, e questo lo confermano i numerosi reperti archeologici del IV e III secolo a.C. che sono stati ritrovati nel corso degli anni, che Polizzi è stata abitata fin dalle antichità. Il nucleo attuale, però, molto probabilmente si sviluppò durante la dominazione bizantina. I Bizantini, infatti, per difendersi dagli Arabi costruirono castelli e fortezze sulle alture. Per contrastare l'avanzata nella Val Demone impiantarono una base strategica sulla rocca dove sorge l'odierna Polizzi. A questa fortezza, che si pensa sia sorta in un luogo già abitato, fu dato il nome di Basileapolis cioè Città del Re e in seguito, molto più semplicemente: Polis, che in Arabo divenne Bulis. Nell'882 i Saraceni, nei pressi di Polizzi, inflissero una dura sconfitta ai Bizantini. A seguito della battaglia tremila teste di soldati cristiani vennero inviati a Palermo come trofeo di guerra. Dopo la conquista degli Arabi i Greci di rito Bizantino si acquartierarono attorno alla Chiesa di S. Pancrazio e nel borgo in contrada S. Pietro. Gli Arabi, invece, si stabilirono oltre che sulla Rocca, dove costruirono una moschea trasformata in chiesa cristiana nel 1361 (S. Antonio Abate), nel borgo di Rahalburd (Scannali); mentre i cristiani di rito Latino furono presenti, sia prima che dopo la conquista Araba, attorno al Monastero di S. Maria de Heremitis o de Gadera.Con l'arrivo dei Normanni in Sicilia, e la conquista delle Madonie verso la fine del 1071, Polizzi si sviluppò notevolmente. Il gran conte Ruggero, infatti, ne fece rafforzare il castello esistente e ne costruì uno nuovo (1074) nelle vicinanze: in contrada Campo (comunemente chiamato Castellazzo), per meglio controllare i due versanti dell'Imera Settentrionale e Meridionale e la via d'accesso verso l'interno. Dei due castelli oggi rimangono solo i ruderi. Secondo alcuni storici Polizzi fu utilizzata come base, da Ruggero il Normanno, per affrontare e sconfiggere i Saraceni che si erano ritirati sui monti, tesi confermata dall'esistenza di un toponimo: "Piano della Battaglia", che starebbe, appunto, ad indicare il luogo di tale evento. Il Caruso, invece, ipotizza che il nome di Piano della Battaglia derivi dal fatto che in quel sito, tra il VI e il II secolo a.C., si riunissero i pastori polizzani e quelli del circondario per affrontarsi in giochi e tenzoni in onore della dea Diana o Proserpina. Nel 1082 il conte Ruggero donò il castello di Polizzi ed il suo territorio alla nipote Adelasia. La contessa Adelasia, moglie di Rinaldo dell'Aquila, diede notevole impulso alla crescita di Polizzi. Il nucleo urbano attorno al castello si estese notevolmente divenendo così uno degli insediamenti fortificati più importanti dell'area madonita. Nel 1234, a Polizzi, in quanto città demaniale, venne attribuito, dall'Imperatore Federico II, il titolo di "Generosa", titolo che, a differenza delle altre città demaniali, conserva come parte integrante del suo toponimo. Le città demaniali furono 42; Polizzi occupò il 21° posto ed ebbe un proprio blasone costituito da un campo celeste con sette rose sormontato da un'aquila reale. Nel 1282 la città partecipò ai Vespri Siciliani, contribuendo con truppe e viveri, per cacciare gli Angioini e favorire l'arrivo degli Aragonesi. Nel XIV secolo disponeva già di leggi proprie. Tali leggi ancora oggi sono degne di ammirazioni per i principi di equità da cui erano ispirate. Mentre l'isola sprofondava nell'anarchia feudale e prendeva quota la lotta tra la nobiltà di origine Latina e la nobiltà di origine Catalana, la città, per l'importanza che aveva raggiunto, fu contesa dai Chiaramonte e dai Ventimiglia. Nel 1352 questi ultimi strapparono la terra di Polizzi ai Chiaramonte per reintegrarla al demanio regio. Nel 1354 Filippo Ventimiglia divenne capitano e castellano della città a danno dei Chiaramonte. Ben presto vi subentrò Francesco Ventimiglia che, approfittando della lotta tra i nobili e della debolezza del governo reale, se ne assicurò il completo dominio. Solo dopo l'avvento di Martino il Giovane, ebbero fine le guerre civili tra i nobili e fu restaurata la calma e l'ordinamento. Polizzi fu una delle prime città a dichiararsi devota vassalla del re, gesto molto apprezzato da Martino il Giovane, che ne elogiò pubblicamente il popolo polizzano (1393). Ma tale riconoscenza non fu proporzionata ai sacrifici fatti per partecipare alla guerra e per rimanere fedele alla corona; sacrifici che misero la "generosa" sul punto di perdere per sempre la sua indipendenza. A causa della guerra, infatti, si era indebitata progressivamente nei confronti della corona e, non potendo far fronte a questi debiti, il suo territorio era stato ceduto al feudatario Raimondo Caprera. Il popolo polizzano, però, pur di riottenere la libertà e l'indipendenza perduta, raccolse l'allora enorme somma di 10.000 fiorini, e la versò nelle casse regie per riscattare e annullare l'atto di compravendita. Con un privilegio del 6 ottobre 1442, reso pubblico il 23 giugno 1443, il re Alfonso d'Aragona tolse a Raimondo Caprera la città di Polizzi per restituirla al demanio. Inoltre, il 20 aprile 1445, lo stesso Alfonso riconfermò il privilegio e stabilì che la città di Polizzi non poteva mai più essere venduta, nè staccata dal Regio Demanio da nessun regnante, e che il popolo polizzano aveva tutto il diritto di fare rispettare questo ordine, anche ribellandosi e ricorrendo alle armi in nome dello stesso re. Nel 1535 Polizzi diede ospitalità all'Imperatore Carlo V durante il suo viaggio in Sicilia. In quell'occasione, per l'accoglienza ricevuta e per la dedizione del popolo polizzano, lasciò in dono un baldacchino, ancora oggi conservato presso la Chiesa Madre, e istituì il Senato cittadino, con sede presso la chiesa di S. Maria lo Piano. L'Imperatore Carlo V non fu l'unico regnante che si recò a Polizzi. Nel corso dei secoli, infatti, diversi furono quelli che scelsero di soggiornarvi. Tra essi ricordiamo la regina Elisabetta, moglie di Pietro II d'Aragona, che ivi fondò il Monastero di S. Margherita; il figlio Lodovico, re di Trinacria; la regina Maria, moglie di Martino il Giovane; la regina Bianca di Navarra. Tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento Polizzi assiste al periodo di maggiore fulgore. A questo periodo di splendore susseguono una serie di eventi negativi: la grande siccità del 15471548 che distrusse tutti i raccolti e provocò la morte del bestiame; la peste del 1575 che dimezzò la popolazione. Questi eventi segnarono l'inizio di una lenta decadenza che, inesorabilmente, continuò nei secoli successivi e che impedì di ritornare agli antichi fasti. Polizzi è stata sempre all'avanguardia per la realizzazione di opere pubbliche di interesse collettivo. Tra il 1476 e il 1480 venne costruito l'acquedotto che portò l'acqua fino al centro abitato. Al tempo dei Bizantini dispone già di un ospedale. Nel 1428 venne edificata la prima scuola e nel 1901, quando ancora molte città erano illuminate con i lampioni a gas, dispone già dell'energia elettrica, sviluppata a valle del paese in un vecchio mulino ad acqua riadattato. (© Vincenzo Anselmo)

Testo tratto, per gentile concessione dell'autore, dalla guida: "POLIZZI GENEROSA" di Vincenzo Anselmo, Palermo, 1995 -


torna all'inizio del contenuto